Il cuore del neonato non batte nel modo giusto in otto casi su cento
Fino a qualche anno fa chi aveva malformazioni gravi non poteva sopravvivere:
oggi quasi il 90 per cento dei bambini con cardiopatie raggiunge l’età adulta
È un vero e proprio miracolo quello che avviene al momento della nascita nel cuore del bambino che lancia il suo primo vagito. Il sangue comincia a scorrere a grande velocità, riempiendosi di ossigeno, si chiudono alcuni fori e si aprono le strade – spesso segnate da valvole che naturalmente operano nel senso giusto – che dovranno far lavorare il muscolo più importante del corpo per tutta la vita. Purtroppo, ci sono bimbi che soffrono di cardiopatie congenite e questi fenomeni non si realizzano compiutamente. Ogni cento neonati, otto presentano problemi di questo tipo, sia pure se di gravità diversa. Nei casi più gravi, fino a qualche anno fa chi aveva malformazioni particolarmente marcate non poteva sopravvivere. Oggi la scienza ha fatto passi da gigante, tanto che ormai i cardiologi si interessano sempre più spesso a chi è diventato adulto dopo essere stato trattato per una cardiopatia congenita. Il problema, proprio grazie allo sviluppo delle tecniche di diagnosi e trattamento di queste situazioni, non è certo da sottovalutare. Per questo è nata AICCA (Associazione Italiana Cardiopatici Congeniti Adulti) che raccoglie i malati insieme a medici, chirurghi, psicologi operanti all’interno del reparto di Cardiologia e Cardiochirurgia pediatrica e del Congenito Adulto dell’IRCCS Policlinico San Donato.
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