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26
FEB
2023

Emicrania con Aura e Forame Ovale Pervio

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Emicrania con Aura e Forame Ovale Pervio; cosa c’è di nuovo?

Inizierà a breve un nuovo studio  a cui parteciperò con la mia Unità operativa per cercare di meglio definire il rapporto tra l’emicrania con aura e il forame ovale pervio quando presente.

L’emicrania è un mal di testa caratterizzato da un dolore prevalentemente unilaterale (ma può anche essere bilaterale), di intensità moderata o severa, descritto come pulsante, che tende a peggiorare con il movimento e con gli sforzi fisici e solitamente risulta associato a nausea e/o vomito. .

La presenza media dell’emicrania nella popolazione adulta è di circa il 12% (18% nelle donne e 6% negli uomini).

I soggetti colpiti da emicrania possono manifestare disturbi nei confronti della luce (fotofobia), disturbi nei confronti del rumore (fonofobia) e, in alcuni casi, disturbi nei confronti di odori (osmofobia).

Solitamente il paziente desidera e ha bisogno di stare a letto, a riposo assoluto, in ambiente buio e silenzioso. La durata degli attacchi è compresa tra 4 e 72 ore

L’emicrania si distingue in due forme: emicrania senza aura ed emicrania con aura (quest’ultima è meno frequente).

L’aura è l’insieme dei disturbi visivi, motori e/o neurologici che possono precedere l’insorgenza dell’emicrania. Anche per quanto riguarda l’emicrania con aura la proporzione di donne e uomini interessati dalla patologia rimane la stessa che per l’emicrania in generale: ogni 3 donne colpite risulta colpito un uomo.

Nella forma con aura, l’emicrania è preceduta da diversi sintomi tipo visione di lampi (fotopsia), scotomi scintillanti, deformazioni degli oggetti, emianopsia (oscuramento di metà campo visivo), ma anche addormentamento del braccio e della gamba (parestesia), disturbi della parola di tipo afasico (se la cefalea è localizzata a sinistra). Alla cessazione dei sintomi che costituiscono l’aura inizia l’emicrania, che si accompagna generalmente a nausea, vomito, fotofobia, fonofobia e osmofobia.

All’origine dell’emicrania sembrerebbe esserci un particolare processo caratterizzato dallo spasmo rapido dei vasi encefalici seguito da una prolungata vasodilatazione. Quali siano le cause che, a loro volta, provocano l’innescarsi di questo particolare meccanismo non è però ancora noto. Nonostante le cause all’origine di questo disturbo non siano ancora note, alcuni fattori possono risultare scatenanti, come ad esempio il consumo di particolari alimenti, variazioni delle abitudini di vita o dei ritmi di sonno/veglia, eventi particolarmente stressanti.

I farmaci di prevenzione vengono impiegati soprattutto sui soggetti – che costituiscono la minoranza – che presentano attacchi di emicrania molto frequenti. I rimedi più frequenti contro le crisi sono il metoprololo, la flunarizina, l’amitriptilina e la lamotrigina, che sembrerebbe essere efficace sia sull’attacco doloroso che sull’aura. Tra le terapie preventive non farmacologiche vanno segnalati il biofeedback e l’agopuntura.

Che Ruolo per La chiusura del Forame Ovale Pervio?

Per anni si è discusso e ancora si discute se vi sia una correlazione tra emicrania con aura e pervietà del forame ovale.

Gli studi effettuati non sono risultati confermare questo, ma è altrettanto clinicamente evidente che una minoranza di paziente beneficia della chiusura del forame ovale.

A conferma di questa osservazione recentemente è stato pubblicato un articolo scientifico su una delle più prestigiose riviste scientifiche che apre un nuovo orizzonte per tutte le persone che soffrano di tale problema talvolta particolarmente invalidante.

“ Il sangue di soggetti con emicrania e PFO presenta un numero elevato di piastrine e di microvescicole che esprimono una proteina -il fattore tessutale- in grado di innescare la cascata della coagulazione e la formazione di trombi. Questo stato di attivazione piastrinica è causato dallo stress ossidativo (provocato dai radicali liberi), condizione ben nota per alterare le funzioni delle nostre cellule e tessuti. Nel nostro organismo l’azione dei radicali liberi è contrastata da sostanze antiossidanti, ma in alcune condizioni, come nei pazienti con PFO, queste possono essere non sufficienti a mantenere un equilibrio ossidativo determinando di conseguenza attivazione piastrinica con formazione di micro emboli» – spiega Marina Camera, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano che ha coordinato la parte farmacologica-molecolare dello studio.La scienza medica va avanti, bisogna sempre essere prudenti ed evitare i falsi entusiasmi, ma per progredire bisogna avere sempre la curiosità e il desiderio di guardare oltre i limiti!

Studiare per migliorare la cura: questo è sempre l’obiettivo!

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