Nasce ‘Transition Clinic’ per cardiopatici congeniti adulti
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Salute in primo piano
Ogni anno in Italia 2000 sedicenni con una cardiopatia congenita lasciano le strutture pediatriche che li hanno seguiti dalla nascita, perdendo così l’assistenza specialistica costante di cui hanno bisogno. Del 50% di essi non si ha più notizia, se non quando, per un’emergenza legata alla loro cardiopatia, si recano a un pronto soccorso dove però non trovano specialisti in grado di supportarli. Lo denunciano 2 Centri specialistici di cardiopatie congenite degli adulti: quello del Policlinico di San Donato Milanese e quello dell’Ospedale Regina Margherita di Torino annunciando la creazione della ‘Transition Clinic’, prima funzione ospedaliera per il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, destinata a diventare ‘modello nazionale’. In ballo c’è la salute cardiaca di migliaia di giovani, chiamati ‘cuori invisibili’ perché sfuggono alle cure rischiando la vita. In questo progetto si inserisce anche l’Associazione Cardiopatici Congeniti Adulti (AICCA) che intende realizzare una rete sociale nazionale per raggiungere e informare anche i giovani del sud dove ci sono pochi centri specialistici, sottolineando pure che a tutti i cittadini italiani con cardiopatie congenite (sono circa 100 mila) manca il riconoscimento di invalidità da parte dell’INPS. “Le cardiopatie congenite complesse sono moltissime. Tra le più comuni la Tetralogia di Fallot, le atresie polmonari, la trasposizione dei grandi vasi”, spiega Massimo Chessa che coordina il Progetto per i Cardiopatici congeniti adulti del ‘San Donato’, secondo cui l’intervento chirurgico “consente la sopravvivenza ma spesso lascia cicatrici su cui poi va a svilupparsi un’aritmia, così come l’apertura di una valvola salva sì una vita ma può portare a un’insufficienza polmonare”. “Condizioni che devono essere monitorate costantemente anche in età adulta – dice Gabriella Agnoletti responsabile del centro Cardiopatie congenite dell’adulto del ‘Regina Margherita’ – Se ad esempio i cardiopatici congeniti con ipertensione polmonare non vengono trattati correttamente e tempestivamente, hanno un’ aspettativa di vita di 40 anni, che però sale a 60-70 se invece sono sottoposti a terapie specifiche e puntuali”. In particolare, a Torino c’è anche la prima Clinica italiana per il parto di giovani con difetti cardiaci alla nascita, istituita grazie alla collaborazione tra il ‘Regina Margherita’ e il Sant’Anna’. “Qui – conclude Agnoletti – siamo in grado di seguire con successo anche le gravidanze di ragazze affette da Ipertensione polmonare”.